domenica, 19 maggio 2024

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Salari della Vigilanza Privata, tra processi e politica

13/02/2024

di Ilaria Garaffoni

Secondo i sindacati, le imprese della vigilanza privata hanno fatto profitto sfruttando i lavoratori: la mancanza di risorse per aumenti generalizzati sarebbe quindi una scusa, visto che le stesse sono magicamente riapparse una volta commissariate le aziende. Per converso, secondo l’ex deputato Giuliano Cazzola, se una Procura induce un’impresa ad aumentare gli stipendi ben oltre il CCNL commissariandola per caporalato, e subito dopo archivia il caso, non si è lontani dal reato di estorsione. Ne abbiamo parlato in fiera Milano con Luigi Gabriele (Presidente ConFederSicurezza), Angelo Di Nardo (AD di AQUILA S.p.A.), Alessandro Pimpini (Direttore Organizzazione e Marketing Sistemi srl Servizi Fiduciari) e Carlo Fossati (Studio Legale Ichino-Brugnatelli).

“Parlare di estorsione è una provocazione, ha dichiarato il giuslavorista Carlo Fossati. La questione è cominciata con la giustizia del lavoro: una parte di magistratura ha applicato l’art. 36 disancorandolo dal parametro della contrattazione collettiva maggiormente rappresentativa. Poi è passata alla giustizia amministrativa, con il TAR Lombardia che ha escluso la competenza del magistrato in materia retributiva, ribadendo che il CCNL (legittimo) è l’unico riferimento. Infine si è giunti alla Procura milanese, con indagini preliminari (dunque prima che si ravvisi un’ipotesi di reato) che hanno imposto paghe superiori anche del 38% senza mai arrivare al processo. Il commissariamento prevede l’esproprio aziendale e il caporalato è un capo d’imputazione di competenza della DDA: sono strumenti giuridicamente impropri”.

Bene, ma le imprese che devono fare? 

Resistere significa subire un perdurante danno reputazionale, oltre che concorrenziale, quindi sinora si è pagato e buonanotte. Con un ottimo risultato nell’immediato per i lavoratori (paghe finalmente decenti), ma con tre esiti drammatici nel lungo periodo: delegittimazione dei sindacati maggiormente rappresentativi (all’apparenza disposte a firmare contratti poveri con controparti ricche); gravi distorsioni nel mercato (con le PMI più spregiudicate a trarne vantaggio) e probabili ricadute sull’occupazione.

Cosa chiede il mercato

Per Angelo Di Nardo “il caporalato è in genere associato a ben altre ed infamanti casistiche, quindi si tratta di uno strumento senza dubbio forte. Ma oltre all’aspetto salariale, le indagini hanno fatto emergere un mercato con distorsioni francamente preoccupanti. Com’è possibile che in un settore ultra normato e vigilato dalle competenti Autorità e organismi di Vigilanza, come il trasporto valori, i lavoratori che contano il denaro possano dipendere da altre società che non sono iscritte neanche all’albo dei gestori del contante di Banca d’Italia? Ben venga quindi un adeguamento contrattuale, ma se sinora si è giocato su un terreno competitivo distorto, un po’ di pulizia non fa del tutto male. Al netto ovviamente delle possibili ricadute occupazionali”.

Amaro Alessandro Pimpini, che auspica un confronto con le OOSS sui dati presenti e futuri del mercato, con un adeguamento retributivo dei Servizi di Sicurezza che pensi al contempo ad un modello contrattuale più snello. Perché “oggi non è possibile formulare preventivi né partecipare a gare. O chiudiamo il CCNL o chiudiamo le aziende: l’aumento imposto dai magistrati è fuori copertura. Chi pensa che le imprese abbiano un tesoretto nascosto sbaglia: abbiamo marginalità risicate (le committenze più sfrontate ancora utilizzano le vecchie tabelle ministeriali). E chi pensa che la clientela voglia e possa spendere fino al 38% in più, si illude: verranno ridotti servizi e contratti e cresceranno i lavoratori in NASPI. Tutto a carico dello Stato.”

Come se ne esce?

E mentre il CNEL conferma parere negativo sulla legge per il salario minimo e per Brunetta “una buona contrattazione, buone relazioni industriali e buone normative di sostegno sono la ricetta giusta per sostenere lavoratori, aziende e famiglie”, che si fa quando le relazioni vanno a ramengo?

Per Luigi Gabriele saranno gli appuntamenti di Gennaio a definire la situazione, nel bene o nel male. “Ricordo però che il rinnovo del CCNL dello scorso maggio nasceva da un’assunzione di responsabilità sindacale sulle reale condizioni delle imprese, dove – a parte rarissimi casi – non esistono profitti tali da potersi permettere gli aumenti imposti dalla magistratura. Allora bene aumentare i salari ma serve almeno una contropartita contrattuale (più flessibilità, ad esempio): sinora però c’è stata una completa chiusura sindacale. E chi tira in mezzo la finanziaria per coprire i problemi del nostro settore ha una visione romantica e astorica della politica”.

E le guardie giurate?

Già. E finora abbiamo parlato solo di servizi fiduciari, ma anche la vigilanza privata non se la passa benissimo quanto a salari: potrebbe essere travolta dalla stessa valanga giudiziaria?

“Se il CCNL – continua Gabriele – diventasse quadriennale-quinquennale, le imprese vedrebbero come se la cavano con gli aumenti dei disarmati e potrebbero, forse, cominciare a ragionare sulle gpg. Ma non sono fiducioso, né credo ad una committenza sensibile. Come Con FederSicurezza abbiamo aggregato anche rappresentanze di cyber sicurezza e security manager sperando che possano accendere i riflettori verso un processo di riqualificazione del settore in un mondo che ci vuole deboli e divisi”.



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