Riconfermato alla Camera il 22 Giugno lo stop all’installazione di sistemi di riconoscimento facciale in pubblico con il DL 51/2023, che proroga la moratoria su tali tecnologie fino al prossimo 31 dicembre 2025. Seppur ancora in attesa del via libera dal Senato, si tratta comunque di un provvedimento non così scontato, visto che il ministro dell’Interno Piantedosi aveva più volte manifestato l’intenzione di installare tali sistemi in aree commerciali, ospedali e grandi stazioni. Obiettivi però in contrasto con il Garante privacy, che ha sempre censurato le richieste di utilizzare telecamere biometriche per monitorare le città (per i privati c’è sempre stato il divieto assoluto).
della Redazione
Tanto per rinfrescarci la memoria, già il precedente provvedimento vietava inderogabilmente ai privati di installare e usare dispositivi biometrici in luoghi accessibili al pubblico (negozi, cartelloni pubblicitari, palestre, piscine). Nel caso dei Comuni, invece, si richiedeva di sottoporre al Garante privacy la proposta (tutte le richieste sinora inoltrate all’Authority sono state regolarmente bocciate, ndR). La moratoria viene riconfermata in toto, inclusa l’eccezione dell’autorità giudiziaria, che non è soggetta a controllo preventivo del Garante nel solo caso di “trattamenti effettuati nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali nonché di quelle giudiziarie del pubblico ministero”.
La posizione europea
Va ricordato che la posizione italiana non è affatto isolata: anche il regolamento sull’intelligenza artificiale (AI Act) approvato dal Parlamento Europeo e che ora prosegue il suo iter in Commissione e Consiglio UE, vieta i sistemi di analisi biometrica basati su sesso, etnia e orientamento politico, preclude anche alle forze dell’ordine l’uso di sistemi predittivi basati su profilazione, ubicazione e comportamenti di soggetti ripresi da TVCC e vieta i software che riconoscono le emozioni, oltre a censurare l’uso di dati biometrici reperiti su internet o dalla videosorveglianza e finalizzati a creare database per il riconoscimento facciale.
Per funzionare bene, questi sistemi richiedono grandi database di immagini riprese delle telecamere. Secondo il National Institute of Standards and Technology, si possono generare discriminazioni: la composizione dei database disponibili fa infatti sì che il riconoscimento sia più accurato se si tratta di volti di maschi bianchi rispetto a visi di donne o di persone di colore.
Smart City e Videosorveglianza Urbana integrata: un bene pubblico da preservare tra intelligenza artificiale, videosorveglianza, digitalizzazione, privacy e sicurezza informatica
Corsi in programmazione riconosciuti per il mantenimento e la preparazione alla certificazione TÜV Italia
Webinar21 maggio 2024
WebinarLa cybersicurezza dei sistemi di videosorveglianza
Corso riconosciuto da TÜV Italia
Scenari, tecnologia e formazione sulla sicurezza in formato audio
Un'immersione a 360 gradi nella realtà dell'azienda